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La cena della vigilia di Natale è di magro
Per iniziare bene l’anno nuovo assicuratevi di avere questi cibi a tavola
C’è un solo momento delle feste in cui è consentito trasgredire all’abbondanza gastronomica del Natale: è la cena della vigilia che, come tradizione vuole, deve essere di magro. Una tavola light, che non può però rinunciare al gusto, in cui il pesce funge da attore protagonista di tutte le portate.
Perché il pesce?
L’uso del pesce, simbolo dei cibi magri, è legato alle regole alimentari del calendario liturgico. Fin dal primo Medioevo la chiesa impone che, durante la quaresima e nelle vigilie delle principali feste religiose, si rinunci ai cibi grassi come segno di penitenza. Il pesce e le verdure si trovano così a sostituire il cibo grasso per eccellenza, la carne. Una regola religiosa che presto diventa un’usanza popolare. Infatti anche quando nel 1966, con la Costituzione Apostolica Paenitemini, papa Paolo VI annulla l’astinenza dalla carne per i giorni della vigilia, la cena di magro del 24 continua a essere osservata.
Cosa si mangia la sera della Vigilia
Sicuramente il pesce è protagonista di molte portate. Tra gli antipasti sono diffusi i canapè con il salmone, ma anche le tartine con il caviale e il pesce finto, uno sfizioso boccone a forma di pesce e a base di tonno sott’olio e patate. Tra i primi ci sono i tagliolini allo scoglio o il risotto ai frutti di mare. Risotto alla zucca o ai carciofi per chi vuole mantenersi sul vegetariano. Sui secondi le tradizioni sono tante. Nel Napoletano il capitone, che è la femmina dell’anguilla, è d’obbligo. Secondo la tradizione partenopea va consumato fritto, con un po’ di sale. Fritto si mangia anche il baccalà in Sicilia, uno dei piatti cult della vigilia, insieme alle sarde alla beccafico e alla scacce, delle mezzelune di pasta di pizza ripiene di verdure e formaggio. Il gran finale, in tutta la penisola, è a base di panettone.