Storie
La Stimanza
Quando la gentilezza ha la forma dello zucchero e il profumo del caffè.
C’era un tempo – e forse c’è ancora – in cui non si entrava in una casa nuova a mani vuote. Si portava qualcosa, ma non per formalità: per rispetto. Per augurio. Per amore silenzioso.
In Calabria, questo gesto ha un nome preciso: stimanza. È un dono semplice e carico di senso. Zucchero e caffè, perché la vita sia dolce e vigile, accogliente e forte, e perché in ogni casa ci sia sempre tempo per sedersi, parlare, offrirsi qualcosa. È il dono che si fa quando qualcuno cambia casa, inizia un nuovo capitolo, o semplicemente quando si vuol dire: “Ti stimo, ti auguro il meglio”.
Ma la Calabria non è sola in questo linguaggio fatto di cose buone.
In Sicilia, allo zucchero e al caffè si uniscono le monete, segno di prosperità e abbondanza. Perché l’augurio non sia solo di dolcezza, ma anche di una fortuna concreta, che accompagni il quotidiano.
Più a nord, in Puglia e in Campania, il gesto si fa ancora più essenziale: pane e sale. Il pane, simbolo universale di vita. Il sale, che dà sapore e conserva. Insieme, un messaggio antico: "Che tu non abbia mai fame, né vita insipida".
In Toscana e Umbria, si portano olio buono e pane fatto in casa, talvolta anche un po’ di vino. Non solo alimenti, ma gesti: l’olio è cura, il pane è mani che impastano, il vino è la promessa di una tavola condivisa.
Nelle terre emiliane e piemontesi, ancora pane e sale, in un rito discreto che viene dalla civiltà contadina: un modo per benedire, senza parole solenni, la soglia di una casa.
In Veneto e Friuli-Venezia Giulia, il dono si fa più ricco: uova, formaggio, vino. Auguri di fecondità, di sapori forti, di convivialità. Perché la casa non è solo mura, è anche risate a tavola, piatti pieni, bicchieri alzati.
E così, di regione in regione, l’Italia ha costruito un suo linguaggio gentile, fatto di caffettiere, sacchetti di sale, bottiglie di olio e di vino, dolcezze e sapori.
Non servono parole per capire quei gesti. Bastano le mani che li porgono e le mani che li ricevono.
Perché ogni dono racconta una cosa sola: sei importante, e ti auguro il bene.
"Stimanza" è un unicum lessicale italiano, un piccolo tesoro antropologico. Nelle altre regioni prevale l’uso di formule generiche o proverbiali, ma il significato è condiviso: fare un gesto di cura, accompagnare con affetto chi entra in una nuova fase della vita.