Storie
Zuppa alla lucana: gusto, tradizione e storia
Una ricetta sana, vegana, nutriente e ricca di storia
Le ricette più significative sono quelle che, oltre a sfamare testa e cuore, racchiudono una bella storia da raccontare. La crapiata materana è una di queste.
La storia della zuppa lucana
Una ricetta antichissima, che racconta la tradizione contadina lucana e il suo amore per la terra. Il minestrone, a base di legumi, cereali e ortaggi nasce da un rito identitario collettivo femminile legato sì alla terra, ma anche all’idea di comunità e vicinato. Il piatto aveva una sua ricorrenza: veniva realizzato sempre il primo agosto per festeggiare la fine del raccolto e propiziarsi l’abbondanza futura.
Tutte le donne del vicinato portavano nella piazza grano e legumi, che ai tempi erano considerati una ricchezza, e li cuocevano in un pentolone comune, servendo poi la zuppa a tutta la comunità. Per rafforzare la convivialità il minestrone veniva poi accompagnato da un bicchiere di vino rosso. Questo rito continua ancora oggi in alcuni quartieri di Matera.
L’origine del nome
L’etimologia del nome non è molto chiara e sono diverse le sue interpretazioni. Alcune fonti fanno risalire crapiata a “crampa”, dal greco “krambe”, con cui veniva indicata la pianta di fave, tra gli ingredienti della zuppa.
Altri pensano che sia da collegare al termine calabrese “cràpia”, il sostegno su cui veniva appoggiato il pentolone per cuocere i legumi. C’è infine chi collega crapiata a “crepula”, che traduce l’ubriachezza e allude allo stato di euforia derivato al vino consumato durante la festa.
Una ricetta vegan e nutriente
Per preparare questa zuppa i legumi (piselli, fave, ceci, lenticchie, fagioli, cicerchie) vengono cotti insieme ai cereali (grano, farro), agli ortaggi (carote, cipolle e sedano) e conditi con dell’olio extravergine d’oliva. Una ricetta sana, vegana e super nutriente in quanto ricca di proteine vegetali.